L’ecografia 3D in gravidanza consente ai genitori di vedere il viso del loro bimbo quando è ancora nella pancia. Si tratta di una tecnologia innovativa in grado di fornire una immagine tridimensionale del feto. Si configura come un esame prenatale sicuro, indolore e privo di rischi.
L’ecografia 3D trova inoltre applicazione per la diagnosi ginecologica ed ostetrica.
Vediamo quando fare l’ecografia tridimensionale in gravidanza.
Ecografia 3D in gravidanza: quando farla
Molte donne desiderano vedere il loro piccolo prima che nasca. Rispetto all’ecografia tradizionale che offre un’immagine bidimensionale in bianco e nero, l’ecografia 3D consente di vedere il bambino in modo più concreto. Permette di ottenere un’immagine tridimensionale, a colori, accurata e ad alta definizione. Molte mamme la preferiscono dunque alla ecografia classica.
È possibile effettuare l’ecografia 3D nelle prime settimane di gravidanza per via transvaginale, tra il 2° e 3° trimestre per via sovrapubica. Facendola nel secondo e terzo trimestre è possibile sostituirla ad una delle tre ecografie obbligatorie da svolgere in gravidanza (ostetrica, morfologica, di accrescimento). È comunque preferibile farla nel momento della seconda ecografia, quella morfologica.
In ogni caso può essere eseguita con successo in qualunque periodo della gravidanza. A partire dalla 25esima settimana, l’immagine sarà però migliore perché il feto è di medie dimensioni e l’impatto estetico sarà migliore.
La qualità dell’immagine dipende dalla posizione del feto e dallo spessore del tessuto adiposo nella parete addominale della mamma. Le immagini sono infatti migliori quando il piccolo è rivolto verso la sonda e non vi sono davanti il cordone, gli arti o la placenta e se il tessuto adiposo della mamma ha uno spessore piccolo che non interferisce con la trasmissione degli ultrasuoni.
Riuscire a vedere il proprio bimbo, ancor prima della nascita, dona una grandissima emozione.
Ecografia tridimensionale per diagnosi ginecologica ed ostetrica
L’ecografia tridimensionale, oltre ad offrire la possibilità di vedere il bambino, può avere un utilizzo clinico.
In ambito ginecologico consente uno studio più approfondito della sfera genitale interna femminile, utero e ovaie. Permette inoltre di diagnosticare condizioni che risultano sospette in un’ecografia bidimensionale, come le malformazioni uterine congenite e di identificare diverse patologie ginecologiche endocavitarie.
L’ecografia tridimensionale ha un importante utilizzo anche in ambito ostetrico. Consente infatti di diagnosticare eventuali anomalie del cordone ombelicale, degli arti, del torace e degli organi fetali interni.
Permette inoltre la proiezione di strutture ed organi in bidimensionale, che solitamente non sono ottenibili con l’ecografia tradizionale. Consente dunque anche lo studio del cuore del feto.
Ecografia 4D
Esiste anche l’ecografia 4D. Grazie ad una tecnologia avanzata, tale tipologia di ecografia consente di vedere il feto in tridimensionale ed in movimento. È possibile dunque oggi vedere il piccolo “in diretta”. La differenza con l’ecografia 3D è proprio il movimento.
Mentre nell’ecografia 3D l’ìimmagine è tridimensionale e statica, nella Ecografia 4D l’immagine è dinamica, in movimento.