tumore ai reni

I tumori del rene sono un tema molto caldo perché nonostante siano poco frequenti (circa il 4% delle neoplasie), hanno una serie di caratteristiche particolari come:

  • essere complessi da diagnosticare in uno stadio precoce;
  • essere refrattari alle chemioterapie;

La combinazione di questi due fattori, con le dovute differenze tra tipo e tipo, li rende di complessa gestione, sia per il professionista che per il paziente.

Cosa fare allora? Visto che la via della diagnosi precoce non è facilmente percorribile, non resta che ripiegare su un trattamento efficace, che, negli ultimi anni, sta giovando delle scoperte ottenute nel campo dello studio del metabolismo cellulare.

I tipi (istotipi) dei tumori renali maligni

Come immaginabile, non esiste “il” tumore renale, ma “i” tumori renali, talmente numerosi da avere un loro libro dedicato (Blue book) periodicamente aggiornato e ampliato grazie al lavoro di ricerca, che raccoglie tutte le forme note, da quelle più frequenti a quelle più rare. Ci sono tanti modi di classificare i tumori, ma quella più semplice e attualmente utilizzato impiega come criterio quello istologico e biologico.

Grossolanamente, si distinguono 3 forme maligne principali, che costituiscono più del 90% di tutte le neoplasie primitive coinvolgenti il rene:

  • carcinoma a cellule chiare, chiamato anche ipernefroma di Gravitz (CCC), il 70% delle forme sporadiche;
  • carcinoma papillare (10-15%)
  • carcinoma cromofobo (4-5%)

Vengono trattati in base delle caratteristiche genetiche e molecolari che li caratterizzano, utilizzando: chirurgiafarmaci detti “targeted” e immunoterapia.

Una delle vie che si sta portando avanti riguarda lo studio del metabolismo delle cellule tumorali proprie di ciascuno istotipo, comparandolo con quello delle cellule sane. Questo approccio si chiama metabolomica.

Cos’è la metabolomica

La metabolomica è lo studio sistematico delle molecole e dei meccanismi che sono alla base del metabolismo, sia fisiologico che patologico. E’ una branca essenziale della biologia molecolare, specialmente di quella oncologica, perché ciò che ci interessa è capire cosa distingua una cellula sana, in questo caso di provenienza renale, da una malata, proprio dal punto di vista delle funzioni essenziali alla sua sopravvivenza e adattamento, così da poter intervenire farmacologicamente.

Il punto centrale da capire è che quando una cellula inizia la sua transizione da normale a tumorale, si innescano una serie estremamente complessa di meccanismi, chiamati riprogrammazione metabolica, che devono garantire sia la sopravvivenza sia la proliferazione, in altre parole devono assicurare che si superino le difese immunitarie dell’ospite e che si sfruttino le sue risorse per crescere. Tale scenario non si verifica sempre, perché le mutazioni e le modificazioni che danno origine alla neoplasia sono essenzialmente casuali e solo quelle cellule che resistono alla pressione selettiva dell’ambiente riescono a sopravvivere e dividersi.

… e come si applica ai tumori del rene

Nelle neoplasie del rene questi aspetti sono stati trattati principalmente nelle forme a cellule chiare. Lo studio condotto da Pandey e colleghi, pubblicato recentemente su “Nature research”, ha permesso di fare luce su aspetti metabolici prima poco noti, di cui riportiamo gli essenziali.

Le singole vie metaboliche alterate:

  • I geni associati al metabolismo sono risultati complessivamente più soppressi (downregulated) contrariamente a ciò che comunemente avviene in altre neoplasie;
  • I pathway del metabolismo amminoacidico modificati nelle cellule cancerose, sono risultati simili tra il carcinoma a cellule chiare e quello papillare, ma non il cromofobo;
  • I diversi istotipi si differenziano nelle modalità con cui si adattano man mano che avanzano nella progressione di malattia;
  • Ulteriori studi potrebbero permettere di classificare le neoplasie in base alle caratteristiche metaboliche e non più istologiche o genetiche, potendo così approcciare a malattie apparentemente diverse con lo stesso trattamento;
  • La diagnostica potrebbe giovare da queste scoperte perché si potrebbero sintetizzare dei composti (traccianti), captabili selettivamente dai vari sottotipi ad ogni stadio, capaci di individuare lesioni tumorali anche molto piccole.
  • La terapia potrebbe essere ancora più mirata, perché pensata in maniera da intervenire ancora più selettivamente sulla neoplasia, ripristinando vie chiave deregolate.

Conclusioni

La metabolomica non è una branca isolata, in quanto si fonde con la trascrittomica, la genomica, e molte altre branche che si occupano di ogni singolo aspetto, non solo delle cellule, ma anche dell’ambiente in cui si trovano. Esse costituiscono la nuova frontiera nella comprensione delll’oncologia, perché fondata su un danno molto profondo, quello al genoma, che ha delle ripercussioni a cascata su tutta la fisiologia cellulare. Lo studio riportato è solo un esempio di come la ricerca di base possa avere delle ripercussioni su molti potenziali aspetti della nosografia e pratica medica, ampliando il campo di ciò che viene chiamato “medicina di precisione”.

Fonte Articolo