Partiamo con il condividere dei numeri che parlano da soli: 53mila donne ogni anno, 145 diagnosi al giorno. Parliamo di tumore al seno, una minaccia che si fa concreta per sempre più donne e per i loro cari.
Ma i numeri, a volte, non devono fare paura. A salire, grazie all’incessante lavoro dei ricercatori, è anche la percentuale di sopravvivenza dopo i 5 anni, pari all’87%.
La Fondazione AIRC lo sa bene, lanciando ogni anno una grande campagna di sensibilizzazione, per far sì che a ottobre i riflettori (con tinte rosa) siano puntati sulla malattia e sulla necessità di una costante educazione alla prevenzione. Quest’anno, la Fondazione ha scelto un nuovo simbolo, un nastro rosa incompleto, per sottolineare l’impegno al fianco delle donne che combattono contro le forme più aggressive delle neoplasia, come il tumore al seno triplo negativo.
Questo tipo di cancro, in particolare, colpisce soprattutto in età giovane e ha una natura metastatica. Sono più di 36mila le donne in Italia alle prese con questa battaglia.
Tumore al seno triplo negativo
Come dicevamo, questo cancro si manifesta prima dei 50 anni (solitamente), nelle pazienti che presentano le mutazioni nel gene BRCA1. Si tratta di una forma particolarmente aggressiva; il suo nome, infatti, è legato al fatto che – a differenza degli altri tipi di tumori mammari – le cellule malate non posseggono sulla loro parte più superficiale la proteina HER2, né i recettori per gli estrogeni e né quelli per i progestinici. Questa caratteristica fa sì che non possa essere trattato con farmaci ormonali che hanno questi bersagli.
Ed è su questo terreno che la ricerca trova più sfide. Per capirne di più e fare il punto, abbiamo rivolto alcune domande a una delle ricercatrici sostenute da AIRC, Matilde Todaro, che all’Università degli Studi di Palermo analizza gli eventi molecolari alla base dei meccanismi di resistenza alla chemioterapia convenzionale, con conseguente formazione di metastasi.
Leggiamo insieme le sue risposte.
Ci ha parlato di tumore al seno triplo negativo: in cosa si differenzia dagli altri?
“Triplo negativo” significa, appunto, che si tratta di un tumore che sulla sua superficie è negativo per la presenza di recettori per estrogeni, progesterone ed HER2.
È possibile prevedere e limitare le metastasi, in questi casi?
In atto ci sono diversi studi che cercano di mettere in evidenza la presenza di marcatori delle cellule staminali tumorali, che dovrebbero essere le protagoniste per la formazione delle metastasi.
Per quanto riguarda la pratica clinica, per i tripli negativi, oltre alla chemioterapia, si sta cercando di trovare una combinazione di farmaci che agiscano in più livelli, come ciclo cellulare o immunoterapia.
Medicina personalizzata, più in generale, per ogni forma di cancro al seno: una realtà presente o un semplice sguardo al futuro (per ora)?
È in atto la medicina personalizzata dei tumori luminali estrogeno positivi, HER2 positivi, che ha sovvertito l’elevata mortalità di prima portando all’87% la sopravvivenza per il tumore al seno a cinque anni dalla diagnosi.
Si sta continuando a lavorare per il triplo negativo e per quel 13% di pazienti che non rispondono alle terapie mirate.