Che la carie dentale sia un’infezione batterica, cronica e trasmissibile, è un dato poco noto alla popolazione generale.
Silvia Scaglioni (Fondazione De Marchi, Dipartimento di Pediatria, IRCCS Policlinico, Milano), chiarisce quali siano i punti fermi nella difesa della salute orale e dentale fin dalle prime fasi della vita, sollecitando una collaborazione più stretta tra il pediatra, l’odontoiatra infantile e chi si prende cura del bambino (familiari e assistenti).
Iniziamo dai dati di base: la diffusione dell’infezione e le sue ricadute economiche.
La carie è l’infezione cronica più diffusa in tutto il mondo (interessa 2,5 miliardi di persone) ed è trasmissibile. Entrambi questi elementi, però, sono poco conosciuti a livello di popolazione. La prevalenza della carie cresce con l’età, confermando la difficoltà di mantenerla sotto controllo. Per quanto riguarda l’Italia, possiamo citare l’indagine del 2004 – 2005, sollecitata dall’Oms nei diversi Paesi, che identificò, nel nostro Paese, una prevalenza di carie del 21% a 4 anni e del 43% a 12 anni (a livello mondiale, raggiunge negli adulti il 90%)[…]. Dal punto di vista economico, la presa in carico di tutta la popolazione colpita da carie sarebbe insostenibile per qualunque sistema sanitario. Infatti le otturazioni, o gli altri interventi di restauro dentale, non eliminano la causa del danno (cioè lo stato infettivo generale), ma soltanto i suoi effetti, che sono perciò destinati a ripresentarsi negli anni, con una frequenza tanto maggiore, quanto più carente sarà stata nel frattempo l’attenzione alla salute orale.
Quali sono le cause della carie e quali i comportamenti errati che devono essere evitati da chi si prende cura del bambino?
Lo sviluppo della carie necessita della concomitanza tra: suscettibilità individuale, colonizzazione del cavo orale da parte dei batteri cariogeni della placca e presenza di zuccheri. Questo significa che i figli di genitori con alta frequenza di carie saranno più esposti allo sviluppo dell’infezione, a parità di esposizione agli zuccheri. Significa anche che il consumo di bevande e alimenti ricchi di zuccheri deve essere limitato in frequenza e seguito da alcune semplici contromisure: ne parleremo in dettaglio più oltre. Quel che mi preme chiarire soprattutto è però il terzo elemento: la colonizzazione batterica. Nel neonato e nel lattante, il cavo orale è vergine, dal punto di vista della presenza di batteri cariogeni. La contaminazione avviene da adulto a bambino, in genere attorno ai sei mesi, per esempio con l’uso promiscuo di stoviglie, se viene utilizzato lo stesso cucchiaio per assaggiare la pappa e per proporla al bambino; oppure attraverso il trasferimento con il ciuccio, che l’adulto ritiene a torto di “disinfettare”, proprio mettendolo in bocca.
Entriamo nel dettaglio alimentare: che cosa bisogna evitare?
[…]Ogni occasione di consumo di zucchero corrisponde a un attacco acido, anche se la lesività non è sempre identica: aumenta per esempio con la poppata/ spuntino delle ore notturne, perché lo stato di idratazione del cavo orale, ma anche la detersione spontanea operata dalla lingua, sono inferiori. Attenzione anche alla durata del contatto tra smalto e zuccheri: nell’indagine del 2018-19 già citata, ben il 47% delle mamme dichiarava di aver utilizzato (o di utilizzare, secondo l’età del bambino) il biberon con il latte per facilitare l’addormentamento. Non solo: il 22% ammetteva un uso prolungato del biberon della buonanotte oltre l’anno di età e ben il 10% oltre i 24 mesi. La raccomandazione dei pediatri è ben diversa: è opportuno abituare il bambino all’uso autonomo della tazza con i due manici una volta compiuto l’anno di età perché, al contrario del biberon, non favorisce la permanenza del liquido nel cavo orale. Da evitare assolutamente è anche l’abitudine di intingere il ciuccio in una sostanza dolce (zucchero o miele): risorsa utilizzata “spesso” da 4 mamme ogni 100 e “saltuariamente” dal 23% delle intervistate. E non va meglio con le bevande: quasi un terzo (28%) ha dichiarato di somministrare bevande diverse dall’acqua (comprese bevande e acqua zuccherate) più di una volta al giorno. Anche le merendine, dolci o salate, vengono permesse più di una volta al giorno dal 14% delle mamme.