Il FNA è una procedura minimamente invasiva per la diagnosi dei noduli tiroidei.
L’agoaspirato tiroideo, noto anche come Fine Needle Aspiration (FNA), è diventato un’importante procedura minimamente invasiva per ottenere una diagnosi accurata sulla natura dei noduli tiroidei nella maggior parte dei casi. Inoltre, questa tecnica può avere un valore terapeutico, specialmente per i noduli cistici voluminosi, sia di natura colloidale che emorragica.
Il razionale dietro l’agoaspirato tiroideo consiste nel prelevare alcune cellule tiroidee (tireociti) dal nodulo da analizzare, al fine di ottenere informazioni precise sulla sua natura. Una recente innovazione è l’agoaspirato micro-istologico con matrice, una procedura che offre una maggiore accuratezza diagnostica e riduce la necessità di ripetere l’agoaspirato.
Le complicazioni sono rare, l’emorragia è l’effetto collaterale più comune.
La tecnica dell’agoaspirato tiroideo è minimamente invasiva e prevede il prelievo di alcune cellule del nodulo, non di tessuto completo, pertanto non costituisce una biopsia. Di conseguenza, l’analisi del materiale prelevato è di tipo citologico, non istologico. Esistono diverse tecniche per eseguire l’agoaspirato, ma tutte implicano l’uso di un ago sottile (calibro 20-24 G), che può essere collegato a una siringa per l’aspirazione o utilizzato per un prelievo capillare senza siringa.
Solitamente, l’agoaspirato viene eseguito sotto guida ecografica, soprattutto per noduli di dimensioni ridotte. La guida ecografica consente di prelevare cellule da noduli non palpabili e di selezionare il nodulo o la parte del nodulo da agoaspirare in base alle caratteristiche ecografiche, aumentando così il potere diagnostico dell’esame.
Dopo il prelievo, il materiale viene allestito per l’analisi. Lo striscio diretto su vetrino è ancora la tecnica più comune, poiché è rapida, economica e ben standardizzata. In alternativa, il prelievo può essere inserito in un contenitore con soluzione a base di metanolo, centrifugato, emolizzato e trasferito su uno strato sottile da un sistema automatizzato. Questa tecnica riduce gli errori nell’allestimento dei vetrini, ma è più costosa e non consente di valutare completamente l’architettura cellulare e le caratteristiche della colloide. I campioni citologici possono anche essere fissati e processati tramite inclusione in paraffina, offrendo la possibilità di indagini immunocitochimiche o molecolari.
Le indicazioni attuali per l’agoaspirato tiroideo includono noduli palpabili in crescita progressiva, noduli con diametro inferiore a 10 mm che presentano caratteristiche ecografiche sospette (come ipoecogenicità, margini irregolari, vascolarizzazione interna e microcalcificazioni) e noduli in soggetti ad alto rischio (con familiarità per specifiche patologie tiroidee o anamnesi personale di neoplasia o irradiazione tiroidea).
Le complicazioni sono rare, l’emorragia è l’effetto collaterale più comune.
L’agoaspirato tiroideo è generalmente una procedura sicura, eseguita in regime ambulatoriale e con bassa incidenza di complicazioni. L’effetto collaterale più comune è la formazione di un ematoma nella zona di aspirazione, che può essere prevenuto applicando del ghiaccio per alcuni minuti. Tuttavia, il successo dell’agoaspirato dipende in gran parte dall’esperienza dell’operatore e del citopatologo, dal numero di campioni prelevati e dai criteri utilizzati per valutare l’adeguatezza del campione. L’uso della guida ecografica durante l’agoaspirato tiroideo è sempre più diffuso, consentendo una migliore precisione nell’individuazione dell’area da agoaspirare e aumentando la percentuale di campioni adeguati per la diagnosi.