Sarà capitato a tutti di leggere su alcune etichette di prodotti la sigla Pfas, generalmente associata a un concetto negativo. Impariamo a conoscere meglio ciò che è associato a questo acronimo a molti sconosciuto.

PFAS: cosa sono?

 

 

Pfas è l’acronimo di sostanze perfluoro alchiliche, ovvero composti chimici largamente utilizzati in campo industriale per le loro capacità impermeabili all’acqua e ai grassi. I Pfas si sono diffusi in ambito commerciale a partire dagli anni Cinquanta e, ad oggi, il loro impiego è particolarmente diffuso tra prodotti anche di uso quotidiano.

Gli addetti ai lavori sono soliti definire i Pfas come “forever chemicals”, ossia “sostanze chimiche per sempre”, per evidenziare la loro particolare persistenza a degradare.

Chi ne valuta i pericoli per la salute?

La presenza di Pfas all’interno di prodotti commerciali rappresenta un elemento particolarmente dannoso per la salute dell’uomo e per la salvaguardia dell’ambiente.

Alla luce di tali evidenze, in Inghilterra, un gruppo di ricercatori, con supporto del Global Pfas Science Panel, sta lavorando assiduamente per individuare il maggior numero possibile di prodotti che contengono le sostanze e definire l’effettiva necessità del loro impiego nella fase di produzione.

L’intento è quello di stilare entro il 2030 un regolamento europeo che individui tutti gli usi di Pfas ritenuti non indispensabili.

Quali sono i rischi chimici?

Diversi studi hanno attribuito ai Pfas l’insorgere di patologie quali tumore, colesterolo alto, malattie della tiroide, colite ulcerosa, disfunzioni a carico del fegato, ipertensione in gravidanza, sottopeso alla nascita, diabete gestazionale.

A livello ambientale, i Pfas rientrano tra i responsabili di contaminazione delle acque e terreni dove generalmente vengono coltivati prodotti destinati all’alimentazione umana (la regione italiana più interessata da tale fenomeno è il Veneto).

L’uomo entra in contatto con tali sostanze chimiche prevalentemente per inalazione di polveri, contatto con acque o ambienti contaminati e per via alimentare.

Dove si trovano le Pfas?

Uno studio in corso allo stato attuale ha già individuato oltre 200 tipologie di prodotti in cui sono presenti tracce di tali sostanze chimiche.

Tra i prodotti più noti ricordiamo:

  • Schiume anti-incendio.
  • Refrigeranti.
  • Contenitori di carta e cartone comunemente usati nei fast food.
  • Batterie a lito.
  • Tessuti impermeabili.
  • Pentole antiaderenti.
  • Filo interdentale.
  • Pesticidi e insetticidi.

Ma non solo, ecco alcuni prodotti insospettabili che presentano percentuali più o meno diffuse di Pfas, molti dei quali di uso quotidiano:

  • Lenti a contatto
  • Igienizzanti mani
  • Lubrificanti per le biciclette
  • Toner
  • Filtri per vini

In attesa di un regolamento specifico sul tema, al fine di limitare eventuali danni alla salute e all’ambiente a causa di un uso non consapevole di prodotti contenenti tale sostanza chimica, è bene, prima di ogni acquisto, leggere attentamente l’etichetta e valutare se il prodotto con Pfas può essere sostituito da uno che ne è privo.

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