L’American Heart Association e l’American Stroke Association hanno rilasciato nuove linee guida aggiornate per le persone che hanno avuto un ictus. In primis, le organizzazioni sottolineano l’importanza di conoscere le cause scatenanti dell’ictus, per poter attuare delle regole di prevenzione e ridurre così il rischio di un altro avvenimento simile e, potenzialmente, più grave.

Ma non solo. Il consiglio è quello di adottare uno stile di vita sano, che includa programmi di esercizi fisici regolari, una dieta equilibrata, meno stress e un sonno adeguato.

Chi ha già avuto un ictus ha un rischio maggiore di un nuovo attacco

 

 

Il tutto nasce dalla necessità di prevenire i secondi attacchi, adottando quindi misure specifiche.

Guardando agli Stati Uniti, infatti, ogni anno, sono circa 795.000 le persone che hanno un ictus. Circa 185.000 ictus si verificano in persone che hanno ne hanno già avuto almeno uno.

Inoltre, circa 240.000 pazienti hanno un TIA – attacco ischemico transitorio ogni anno e il 9-17% di questi risulta poi essere colpito da un ictus più grave entro 90 giorni.

Ricordiamo che l’ictus è una delle principali cause di disabilità a lungo termine e può portare anche alla morte.

Come prevenire un secondo ictus

Le nuove linee guida, dunque, delineano raccomandazioni per i medici, affinché riescano ad aiutare i loro pazienti e a evitare un altro grave attacco.

Circa l’80% degli ictus può essere prevenuto, controllando la pressione sanguigna, seguendo una dieta sana, impegnandosi in un’attività fisica regolare, non fumando e mantenendo un peso equilibrato“, afferma la dott.ssa Amytis Towfighi, vicepresidente del gruppo di scrittura delle linee guida e direttore dei servizi neurologici, presso il Dipartimento dei servizi sanitari della contea di Los Angeles.

Cosa possono fare i medici? Il primo passo per ridurre il rischio di un secondo ictus è individuare rapidamente la causa del primo.

Si invitano, quindi, gli operatori sanitari a completare o avviare i test diagnostici, entro 48 ore dall’insorgenza dei sintomi. Altre raccomandazioni per gli operatori sanitari includono:

  • analisi del paziente, tramite l’intervento di un team di assistenza multidisciplinare, con processi decisionali condivisi e assistenza personalizzata;
  • screening e trattamento della fibrillazione atriale;
  • eventuale prescrizione di medicinali fluidificanti del sangue;
  • posizionamento di stent o rimozione chirurgica di blocchi circolatori;
  • gestione di tutti i fattori di rischio.

Il dottor Andrew Freeman, cardiologo presso il National Jewish Health di Denver, ha poi sottolineato la principale causa di ictus, ovvero: “la fibrillazione atriale, che è un’epidemia, in particolare nei soggetti più anziani, perché il rischio aumenta con l’età. Importante, con un ecocardiogramma del cuore, assicurarsi che non ci siano altre anomalie“.

I neurologi, parallelamente, dovrebbe indagare su potenziali danni nel cervello, eseguendo una TAC o una risonanza magnetica.

C’è una variabilità significativa nel modo in cui si presenta l’ictus e su quanto sia debilitante. Una volta che si è accertato che l’ictus è dovuto alla fibrillazione atriale, si possono avviare terapie fluidificanti del sangue, per ridurre la formazione di coaguli. Indispensabile è poi il controllo della pressione sanguigna e delle statine, per abbassare il colesterolo, se necessario“, ha aggiunto il dr. Freeman.

Pericolo ictus? 5 cambiamenti nello stile di vita necessari

Per coloro che hanno avuto un ictus o un TIA, le linee guida di prevenzione secondaria evidenziano l’importanza della gestione dei fattori di rischio come l’ipertensione, il diabete di tipo 2, i livelli di colesterolo e trigliceridi alti e il fumo.

Le linee guida affermano che chi sopravvive all’ictus dovrebbe limitare l’assunzione di sale e seguire una dieta mediterranea. Coloro che sono fisicamente abili dovrebbero, inoltre, impegnarsi in attività aerobiche di intensità moderata, per almeno 10 minuti quattro volte a settimana, o attività aerobiche a intensità vigorosa, per almeno 20 minuti due volte a settimana.

Il dr. Freeman delinea 5 importanti cambiamenti nello stile di vita per ridurre le possibilità di un secondo ictus:

  1. Esercizio fisico quotidiano. Bisognerebbe fare almeno 30 minuti di camminata, restando “senza fiato”, o attività simili. Già, l’obiettivo è fare un minimo sforzo.
  2. Dieta sana. Seguire una dieta prevalentemente a base di verdure, con cibi integrali e a basso contenuto di grassi è la scelta giusta. Questo tipo di dieta ha dimostrato di arrestare il progresso della malattia coronarica e della malattia vascolare, e può aiutare a mantenere un peso moderato.
  3. No allo stress. Lo stress, infatti, ha un grande impatto sulla pressione sanguigna ed è importante tenere entrambi sotto controllo.
  4. Legami e affetti. I rapporti umani, come quelli con la famiglia e gli amici, migliorano notevolmente la qualità della vita, a dimostrarlo anche i risultati vascolari positivi.
  5. Sonno ristoratore. Ottenere almeno 7 ore di sonno ininterrotto è la cosa migliore per gli esiti cardio e cerebrovascolari complessivi.

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