Vitamina D: in queste settimane di emergenza sanitaria non è mancata una certa attenzione al valore di “supporto” per il sistema immunitario che questo ormone può avere.
Tra un coro di favorevoli e un altro di meno convinti, la voce di GIOSEG (Gruppo di studio sull’osteoporosi da glucocorticoidi e sull’endocrinologia scheletrica), attraverso un documento di ampio respiro, “La vitamina D: un ormone essenziale per la salute scheletrica, 2020 update“, ha raccolto i parere dei massimi esperti internazionali.
Vitamina D: perché fa bene?
“Che la vitamina D sia un ormone fondamentale per la salute delle ossa è noto già da molto tempo – afferma il professor Andrea Giustina, Presidente del GIOSEG e Primario dell’Unità di Endocrinologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e professore Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano – tuttavia, tutta questa attenzione mediatica non fa altro che confermare la continua crescita dell’ampio interesse scientifico per la vitamina D.
I dati ci dicono che soprattutto negli anziani, ma non solo, è presente un’ampia e diffusa carenza di vitamina D, che configura una condizione di crescente rilievo clinico. Il nostro documento ha l’obiettivo primario di fornire agli stakeholder della salute una nuova riflessione, basata sulle emergenti evidenze dell’ipovitaminosi D sia nel trattamento della fragilità scheletrica che nella medicina clinica.
Le domande a cui abbiamo voluto rispondere sono essenziali e pratiche: perché dobbiamo prevedere un piano a lungo termine per la prevenzione prima e la gestione poi dell’ ipovitaminosi D nella popolazione italiana?
Quale vitamina D deve essere considerata? Quali sono i suoi effetti realmente documentati? Ed, ancora, quali sono le possibili soluzioni da implementare in politica sanitaria, superando il principio della razionalizzazione della spesa sanitaria, che in questo particolare momento storico appare decisamente anacronistico”.
Perché è importante prevenire la carenza di vitamina D
Importante sarebbe prevenire la carenza di vitamina D, ma come?
Partiamo dall’analisi delle cause. Stile di vita sedentario, peggiorato certamente dal lockdown delle ultime settimane, diete particolarmente attente e limitative possono incidere sui livelli di fabbisogno di vitamina D per il 20%. “A questo proposito – dice il professor Andrea Giustina – credo sia utile citare il cosiddetto “paradosso scandinavo” cioè quel fenomeno epidemiologico che vede una inattesa maggiore prevalenza di ipovitaminosi D nei Paesi del bacino del Mediterraneo rispetto ai Paesi del Nord Europa, nei quali è stata per tempo intrapresa una politica di fortificazione degli alimenti con vitamina D, basata sulla consapevolezza dell’inefficienza dell’irraggiamento solare”.
Dunque, attenzione e trattamento sono importanti, nell’ottica della prevenzione. Il mantenimento di livelli adeguati di vitamina D è necessario in tutti i soggetti che ne sono carenti, in primis nei pazienti trattati con farmaci per l’osteoporosi.
Un recente studio italiano, eseguito su circa 3.500 pazienti con diagnosi di osteoporosi e con frattura femorale o vertebrale, ha sottolineato che la vitamina D ha un valido effetto di potenziamento dell’efficacia anti-fratturativa dei medicinali per la cura dell’osteoporosi, riducendo anche la mortalità.
La mancanza di vitamina D, infatti, è tra le più importanti ragioni del fallimento dei farmaci specifici per l’osteoporosi.
Vitamina D, disturbi extra scheletrici e gravidanza
Non solo osteoporosi. Diverse indagini stanno valutando il nesso esistente tra livelli di vitamina D e le condizioni di salute in varie situazioni patologiche, come le malattie autoimmunitarie (il diabete mellito del tipo I) e le infezioni respiratorie che la pandemia di Covid-19 ha reso di attualità.
Gli studi si basano su ipotesi fisiopatologiche e hanno evidenziato l’efficacia della supplementazione con vitamina D nella riduzione del rischio di diverse patologie non solo scheletriche.
La gravidanza, ad esempio, è una condizione in cui il metabolismo della vitamina D si altera per l’aumentato fabbisogno di calcio, importante per la mineralizzazione dello scheletro fetale.
Ma quale vitamina D scegliere?
Nella pratica clinica quotidiana il Colecalciferolo è la terapia di prima scelta per integrare eventuali carenze, in associazione con medicinali per l’osteoporosi.
Recenti Consensus Conference organizzate da GIOSEG hanno consentito di condividere documenti di consenso su vari aspetti diagnostici, clinici e terapeutici della vitamina D. Dal punto di vista dei dosaggi, è stato chiarito come per avere buoni livelli di vitamina D nei bambini e adolescenti sia consigliabile un supplemento giornaliero di-600 UI (400UI nel primo anno di vita).
Negli anziani, più a rischio di ipovitaminosi D è bene un intake giornaliero di almeno 800 UI unito, come nei più giovani, a una sufficiente assunzione di calcio.