Visite oculistiche nei bambini: cosa è bene sapere?
Partiamo in primis col dire che prima della nascita è bene considerare eventuali malattie genetiche.
Alla nascita è importante un controllo completo: il “test del riflesso rosso”, universalmente consigliato, non identifica, infatti, alcune patologie importanti. Attenzione sempre ai riflessi rossi del flash nelle fotografie “casalinghe”: se non sono tondi e simmetrici, di uguale colore rosso-arancione, senza irregolarità al loro interno bisogna contattare un oculista.
Attorno a un anno di vita avviene poi la valutazione dei movimenti oculari, per identificare strabismi precoci. La visita completa si stabilisce intorno ai tre anni. Non sempre i dati soggettivi (acuità visiva e visione tridimensionale) e quelli oggettivi (normalità delle strutture e valutazione di difetti di vista con collirio che dilata la pupilla e blocca la messa a fuoco) sono ottenibili, perché richiedono un certo grado di collaborazione da parte del bambini. Nel caso, è opportuno integrare la visita dopo un congruo tempo. Se il quadro è normale, il prossimo appuntamento lo si stabilisce verso i sei anni, per accertarsi che visione e postura siano ottimali in vista della scuola.
Successivamente, le indicazioni varieranno per ciascun caso. È fondamentale che a eseguire le visite sia sempre un Oculista e non un Ottico, perché solo l’Oculista può eseguire atti medici (instillare colliri), per individuare anomalie in tempo.
Le visite oculistiche rivelano anche altri disturbi?
Possono rilevare sia sindromi genetiche o acquisite che alcune patologie neurologiche.
La visione contribuisce alla percezione della posizione di se stessi: sue alterazioni (astigmatismi, differenze di refrazione, strabismi) possono indurre posture compensatorie errate (torcicolli, scoliosi). Spesso, invece, i dolori attorno agli occhi sono attribuiti a problemi visivi, ma sono dovuti a sinusiti e, soprattutto, malocclusione dentale.
Quali malattie oculistiche si possono curare nei bambini?
La stragrande maggioranza, il più delle volte con buoni risultati. Fondamentale è la diagnosi precoce. Oltre alle visite nei momenti giusti è importantissimo il monitoraggio dei genitori che devono comunicare al pediatra e all’oculista sia sospetti di malattie genetiche o materne che anomalie come:
- riflesso rosso del flash irregolare;
- movimenti oculari non coordinati;
- problemi nella prensione degli oggetti, nel riconoscimento di persone, cose, ostacoli;
- posture anomale;
- disturbi di apprendimento;
- il portare spesso le mani agli occhi.
Cosa fare se il proprio bambino non sopporta gli occhiali?
L’occhiale va prescritto dall’oculista e confezionato dall’ottico.
Di solito, è ben accettato perché fa vedere meglio, e va fatto portare sempre, soprattutto entro i primi 8-10 anni, per il rischio di “occhio pigro”.
Può succedere, a volte, che gli occhiali facciano vedere inizialmente peggio (succede nell’ ipermetropia , perché gli occhi si sforzano di compensare già da soli). In questi casi, la situazione si risolve spontaneamente in poche ore/giorni. In caso di disturbi persistenti, l’occhiale va controllato sia dall’ottico (montatura, centratura) che dall’oculista (appropriatezza della correzione): il rischio, altrimenti, è che non lo si usi più.