Sul binomio sport e scoliosi si è detto e scritto di tutto, ma ancora oggi le idee non sono perfettamente chiare, soprattutto tra i non addetti ai lavori.

Scoliosi e atteggiamento scoliotico

Nell’affrontare la questione innanzitutto occorre far chiarezza sui termini di scoliosi e “atteggiamento scoliotico”.

Mentre la scoliosi è una patologia irreversibile della colonna vertebrale, caratterizzata da una deviazione del rachide che costringe le vertebre a inclinarsi lateralmente e a ruotare con una conseguente deformazione della gabbia toracica (nota come gibbo), l’atteggiamento scoliotico non comporta deformazioni permanenti, tant’è che quando il paziente è disteso non si osserva alcuna alterazione.

Il test di Adams

Come si possono distinguere l’una dall’altra?

È sufficiente eseguire un semplice test, denominato test di Adams: il paziente viene invitato a stare in piedi con le gambe tese e le mani unite e poi a flettere il busto in avanti. Se durante questa manovra a lato della colonna si formano delle gibbosità siamo in presenza di una scoliosi vera; se invece tali prominenze non si manifestano quando il paziente flette il busto in avanti, allora si parla di atteggiamento scoliotico.

Scoliosi e attività fisica: domande e risposte

Premesso ciò, vediamo in che misura l’attività fisica può influenzare la storia di una scoliosi. Ebbene, se nel caso di un atteggiamento scoliotico sono tutti concordi nell’affermare che qualsiasi attività motoria che tenda a tonificare la muscolatura posteriore e anteriore del tronco è decisamente consigliata, quando si è di fronte a una scoliosi vera occorre avere alcune precauzioni, ma bisogna anche sfatare alcuni pregiudizi. In quest’ottica cerchiamo di rispondere alle domande che più frequentemente ci vengono poste dai genitori con figli affetti da scoliosi.

Con la scoliosi si può fare sport?

La scoliosi, soprattutto se lieve o moderata, non controindica nella maniera più assoluta la pratica di un attività sportiva qualunque essa sia. Ciascuno sport ha i suoi pregi e i suoi difetti, ma non ce ne sono di assolutamente vietati o di vivamente raccomandati. Semmai si potrebbe discutere sulle modalità con cui viene effettuato lo sport.

Un soggetto affetto da scoliosi infatti dovrebbe evitare un attività agonistica spinta cosi come è assolutamente controindicata una vita sedentaria. In altre parole, è stato provato che lo sport fa male se fatto troppo o se fatto troppo poco.

È vero che lo sport più indicato è il nuoto?

Un tempo si diceva che il nuoto rappresentava un valido metodo di cura grazie alla sua specifica caratteristica di essere praticato in galleggiamento, cioè fuori forza gravità, inoltre perché permette uno sviluppo armonioso e globale di tutto l’apparato muscolare, in particolare della muscolatura che “sostiene la colonna“.

Per anni migliaia di bambini sono stati iscritti ai corsi di nuoto, lo sport che sembrava l’unico vero rimedio per la scoliosi. Non è così, il mito del nuoto quale toccasana contro la scoliosi è ormai sfatato da tempo, anzi, una pratica intensa del nuoto, rende la colonna vertebrale più mobile e di conseguenza più “deformabile”.

Ad esempio si è visto che durante la fase di galleggiamento, specie quando si è sulla superficie dell’acqua in posizione prona, per evitare che le gambe affondino, occorre per forza di cose accentuare la lordosi lombare, una situazione già ben presente nei soggetti scoliotici che influisce negativamente sull’evoluzione di questa malattia. Durante le bracciate, poi, si è costretti a effettuare un movimento in rotazione che va a favorire ulteriormente la torsione delle vertebre già implicate nella scoliosi.

Inoltre, nelle scoliosi che presentino deformazioni toraciche importanti, il nuoto potrebbe risultare dannoso a causa delle respirazioni forzate e dalla pressione che l’acqua esercita sul cilindro toracico.

Quando si parla di agonismo poi, con carichi di lavoro di ore, il nuoto induce mal di schiena e quindi, per chi soffre di scoliosi, non solo non è terapeutico, ma si rivela addirittura dannoso. Il nuoto quindi è uno sport completo per gli arti, cuore e polmoni, ma non per la schiena: la colonna è progettata per affrontare la forza di gravità e a questo la si deve allenare.

Ciò non significa che il nuoto sia controindicato, anzi come tutti gli sport non crea problemi purché lo si pratichi con criterio. Aggiungerei anche che tra i vari “stili“ quello più indicato è il dorso mentre sarebbe meglio evitare la “rana“ o il “delfino“.

Esistono sport da vietare?

Un tempo gli sport asimmetrici come il tennis erano visti quasi come un demonio e venivano assolutamente controindicanti nei soggetti affetti da scoliosi. Oggi l’approccio è meno radicale e le proibizioni meno terroristiche. Ad oggi, infatti, la ricerca non è riuscita a fornire prove serie che esistano sport negativi per la scoliosi, purché praticati a livello non agonistico.

I pregiudizi rimangono, tuttavia, numerosi e non solo contro gli sport cosiddetti asimmetrici, ma anche verso l’equitazione, la corsa, il basket, il volley ecc., per i supposti effetti negativi degli impatti legati a queste attività sportive.

Diversi studi hanno invece dimostrato che, ad esempio, andare a cavallo non rappresenta un fattore di rischio per chi è affetto da scoliosi. Anzi, in questi soggetti, l’equitazione può essere un ottimo allenamento, in quanto stimola molto l’equilibrio, allena la muscolatura paravertebrale e richiede un continuo controllo posturale.

D’altra parte non è vero che andando a cavallo il peso grava sulla colonna, ma in un assetto corretto esso si scarica sulle ginocchia che fungono anche da ammortizzatori. Solo molto raramente l’equitazione è sconsigliabile, in situazioni che solo uno specialista può cogliere. Non c’è motivo quindi per proibire l’equitazione ai soggetti con scoliosi, purché praticata a livello non agonistico. Piuttosto, è importante che il paziente alterni alle lezioni in maneggio delle sedute in studio con un fisioterapista, in modo da essere guidato verso esercizi mirati che potenzino l’effetto benefico di questa pratica sportiva.

Allo stesso modo la ricerca scientifica ha ormai da tempo dimostrato che la frequenza della scoliosi è assolutamente identica nei soggetti che fanno sport simmetrici e asimmetrici. Il tennis o la scherma possono sviluppare maggiormente i muscoli di un lato, ma non provocare o far peggiorare una scoliosi iniziale. D’altra parte c’è anche da dire che oggi la pratica di questi sport cosiddetti asimmetrici è sempre associata ad un fase preparatoria in cui si pone particolare attenzione al potenziamento globale della muscolatura secondo schemi posturali corretti.

L’attività sportiva è un alternativa alla “ginnastica medica”?

In caso di scoliosi è sempre utile effettuare della ginnastica medica (più comunemente detta “correttiva”) che deve essere individualizzata per ogni singolo paziente. Una volta appresi gli esercizi, la ginnastica può essere eseguita in un piccolo gruppo con piani di lavoro personalizzati, oppure a domicilio e periodicamente controllata e adattata dal tecnico specialista.

La ginnastica medica si propone due obbiettivi:

  • costruire un corsetto neuro-muscolare per offrire un maggiore controllo ed una migliore stabilità della colonna;
  • creare automatismi riflessi di correzione da integrare nei movimenti globali.

Proprio in quest’ottica, la ginnastica medica non può essere considerata come un alternativa all’attività sportiva.

L’attività fisica e lo sport, infatti, devono essere considerati inscindibilmente legati alla ginnastica medica, di cui rappresentano per così dire il “versante attivo”. La colonna di un soggetto cha ha appreso gli “schemi motori corretti” durante le sedute di ginnastica correttiva, risponde alle sollecitazioni di carico e di squilibrio nel corso delle attività motorie con reazioni riflesse di tipo correttivo, anziché deformante.

È quindi non solo utile, ma addirittura necessario, svolgere, come complemento alla ginnastica medica anche delle attività di tipo sportivo. Esse permettono l’allenamento di qualità fisiche e neuromotorie di base, oltre a sviluppare una “immagine positiva del corpo”, elementi che risultano vitali per un giovane adolescente affetto da scoliosi.

È possibile praticare lo sport quando la scoliosi è in trattamento con un corsetto?

Quando la scoliosi manifesta un carattere evolutivo per cui diventa necessario l’impiego di un busto ortopedico, sorge spontanea la domanda: si può ancora praticare sport?

Con il corsetto è possibile fare non tutti ma molti tipi di sport: è meglio continuare a fare le cose che piacciono, purché ci si curi bene e si porti bene il corsetto e si faccia bene la ginnastica che compensa gli effetti negativi del corsetto.

Sappiamo che non tutti la pensano così, ma i vantaggi psicologici e morali dell’attività preferita consentono spesso di affrontare con maggiore serenità e tranquillità i tanti sacrifici che una cura per la scoliosi impone

Conclusioni

La problematica sport e scoliosi può essere cosi riassunta: per chi ha la scoliosi lo sport in generale fa più bene che male, è più utile che inutile; unico rischio può essere un agonismo esasperato in età di crescita, ma questo è un rischio anche per chi la scoliosi non ha.

Detto questo, le scelte poi vanno viste caso per caso con il proprio medico.

In altre parole, la correlazione positiva o negativa che c’è fra sport e scoliosi è data solo dalla quantità e interessa sia chi ne fa troppo sia chi ne pratica troppo poco. L’ideale è scegliere uno sport, tenendo presente che attività molto mobilizzanti della colonna (ginnastica artistica e ritmica, ad esempio) ci mettono più a rischio soprattutto se si è predisposti naturalmente, mentre sport in carico (come la corsa) contribuiscono a rinforzarla perché ci costringono a vincere la forza di gravità.

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