Con una prevalenza globale dell’8,8% e un costo annuale di 652 miliardi (dati 2017, +8% rispetto al 2015), il diabete di tipo 2 e le sue complicanze rappresentano una delle principali emergenze di salute nel mondo.

I fattori di rischio non modificabili, come la storia familiare e l’età, hanno un ruolo soltanto parziale nello sviluppo della malattia, a cui concorrono più elementi su cui è possibile intervenire, primo tra tutti l’alimentazione. Agire sulle abitudini alimentari è infatti la prima e principale raccomandazione di tutte le linee guida; ma, a fronte di questa opzione largamente condivisa, la forza delle singole indicazioni non è mai stata inquadrata con precisione.

Cerca di colmare questa lacuna l’ampia review (“umbrella review”) che un gruppo di ricercatori europei ha appena pubblicato sul British Medical Journal, esaminando la qualità delle evidenze relative a singoli elementi, tra cui abitudini alimentari, consumo preferenziale di alimenti e di bevande, apporto di macro e micronutrienti.

 

La selezione della letteratura

Nella selezione della letteratura sono state privilegiate le metanalisi con il maggior numero di studi primari valutati, condotti in Europa, Asia, Australia e Stati Uniti, che avessero incluso il numero più alto di soggetti con diabete di tipo  2 e che fornissero il ventaglio più ampio di informazioni statisticamente significative e riproducibili.

Il rischio relativo di diabete di tipo 2 è stato calcolato in rapporto a tutti quei parametri che possono essere misurati con metodi affidabili: dalle abitudini alimentari (Dietary Approaches to Stop Hypertension o DASH, Dieta Mediterranea, dieta a basso contenuto di carboidrati, mancato consumo della prima colazione) all’indice qualitativo dell’alimentazione (come lo HEI, Healthy Eating Index e l’AHEI, Alternative Healthy Eating Index); dai gruppi alimentari (per esempio cereali, latte e derivati, carni, prodotti ittici, legumi) ai singoli alimenti (vedi uova, carni rosse e carni lavorate, carni bianche, olio d’oliva, burro, tipo di frutta o di verdura).

Inoltre sono state considerate le singole bevande non alcoliche (caffè, tè, bevande zuccherate, bevande dolcificate, succhi di frutta), tutte le bevande alcoliche (alcolici totali, ma anche vino, birra, superalcolici); infine i macronutrienti (proteine, grassi totali e tipo di grassi, carboidrati, fibre) e i micronutrienti (singole vitamine e minerali), oltre a antiossidanti, polifenoli e sottogruppi di polifenoli.

 

Le associazioni favorevoli

I risultati del gruppo di studio europeo sono stati suddivisi in paragrafi, considerando l’associazione, positiva o negativa, tra variabile alimentare e rischio relativo di diabete 2.

Qui di seguito, vengono riportate le principali associazioni favorevoli tra alimentazione e riduzione del rischio di malattia.

Abitudini alimentari e indici qualitativi

Nella definizione di “alimentazione complessivamente sana” rientrano la Dieta Mediterranea, DASH, o il raggiungimento di un punteggio AHEI elevato. Di evidenza debole, anche se numericamente consistente (33%) risulta invece la protezione fornita delle abitudini vegetariane, rispetto a un pattern alimentare onnivoro.

Gruppi alimentari e singoli alimenti

A emergere su tutte è la forte associazione tra maggior consumo di prodotti cerealicoli integrali e riduzione del rischio di diabete di tipo 2: in dettaglio, il consumo quotidiano di 30 g di prodotti integrali (tutti) si associa a una riduzione del 13% del rischio relativo di questa patologia.

L’apporto di crusca di frumento, da sola, ha l’impatto maggiore: per ogni 10 g quotidiani, la protezione raggiunge il 21%.

In questo gruppo si mette in luce il ruolo positivo dello yogurt: per ogni 50 g di consumo quotidiano, la riduzione del rischio è del 6%. Anche in questo caso, si tratta di una nuova conferma per un alimento di cui la ricerca nutrizionale ha più volte sottolineato gli interessanti effetti di salute.

Tutta la frutta e le verdure rientrano tra gli alimenti protettivi nei confronti del rischio di diabete di tipo 2. L’evidenza a supporto è moderata, e la riduzione percentuale del rischio minima, anche se significativa: per ogni 100 g/die di frutta o di verdura, il rischio si riduce del 2%.

Infine, da citare è il cioccolato: bastano due porzioni da 30 g a settimana per concorrere alla riduzione del rischio fino al 25%.

Bevande non alcoliche

Tra il 6 e il 9%: è questo l’intervallo in cui si colloca la protezione dal rischio di diabete di tipo 2 per i consumatori quotidiani di almeno 1 tazza (125 mL) al giorno di caffè americano (anche decaffeinato), o di 2 tazze di tè. Va detto che il ruolo positivo del consumo di caffè, con o senza caffeina (e, in subordine, del tè) nella difesa del metabolismo glucidico, è riconosciuto da circa trent’anni.

Bevande alcoliche

L’evidenza protettiva è robusta soltanto se l’assunzione di alcolici (tutti) si mantiene moderata. Secondo gli Autori della review, il consumo quotidiano di 12-24 g di alcol al giorno ha un effetto positivo sull’equilibrio glucidico. Ancora una volta, si ricorda che 12 g di alcol al giorno corrispondono, più o meno, a un bicchiere di vino da 125  mL, o a una lattina di birra da 330 mL, o a un bicchierino di superalcolico da 40 mL. Questa è anche la quantità massima di consumo concessa al sesso femminile, che ha una capacità metabolica dell’alcol inferiore rispetto all’uomo: per il sesso maschile, comunque, il limite è di 24 g di alcol al giorno.

Macronutrienti e micronutrienti

Coerentemente con quanto già emerso per i gruppi alimentari e i singoli alimenti, anche nel caso dei macronutrienti sono le fibre dei cereali a esercitare la massima protezione nei confronti del rischio di diabete di tipo 2: per ogni 10 g quotidiani, la riduzione del rischio si attesta attorno al 25%. L’evidenza è di qualità elevata. La protezione delle fibre assunte con frutta e verdura si attesta attorno al 5-8% per ogni 10 g giornalieri; l’evidenza è moderata, così come l’effetto attribuibile a 10 g quotidiani di fibre totali, pari al 9%. Evidenza moderata e buon effetto protettivo vengono assegnati anche ai grassi vegetali: la protezione dal rischio di diabete 2 per chi ne fa uso prevalente e in buona quantità, rispetto a chi ne fa uso saltuario, o in quantità minime, è del 24%. Tra i micronutrienti, emerge un’evidenza moderata per il magnesio, che si dimostra protettivo con assunzioni pari a 100 mg/die, associate a una riduzione del rischio del 19%.

 

Anche le associazioni sfavorevoli tra abitudini alimentari e aumento del rischio di diabete di tipo 2 sono oggetto di studio.

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